R3 – IL SIGNIFICATO CHE IO DO ALL’8 MARZO >perché quella che è chiamata festa della donna dovrebbe essere una ricorrenza contro tutte le discriminazioni ingiuste

R3 – IL SIGNIFICATO CHE IO DO ALL’8 MARZO

>perché quella che è chiamata festa della donna dovrebbe essere una ricorrenza contro tutte le discriminazioni ingiuste<

Gian Franco Dettori – gi08mar2018

Partita nel 1909 negli Stati Uniti per poi diffondersi in tutto il mondo fino a raggiungere nel 1922 anche l’Italia, la festa della donna impone delle riflessioni che fanno capire come oggi ci sia ben poco da festeggiare. Infatti le mutilazioni genitali cui sono sottoposte bambine e donne continuano a essere diffuse e giustificate in molti Paesi africani, mediorientali e orientali. Anche nelle nazioni del mondo occidentale, che tanto si vantano di essere culturalmente avanzate rispetto ad altre, gli abusi e le violenze sulle donne di tutte le età continuano a colpire le povere vittime, a volte davanti agli sguardi inermi o sofferenti di altre persone. Le donne nei luoghi di lavoro sono spesso retribuite meno e con meno riguardi rispetto ai colleghi maschi. Il razionale che sta dietro la rivendicazione di non subire queste e molte altre ingiustizie è che essere nate donne non è, non può e non deve essere un motivo per essere trattate diversamente rispetto agli uomini, non è, non può e non deve essere considerato alla stregua di un demerito, non può e non deve costituire un limite in nessuna cultura, in nessuna nazione, in nessuna famiglia, in nessun luogo di lavoro, da nessuna parte del mondo. Da qui la riflessione si sposta dalle discriminazioni basate sul sesso ad altre discriminazioni culturalmente inaccettabili e logicamente illegittime, come la discriminazione razziale o di provenienza, di preferenza sessuale o di handicap fisico o mentale, perché è sotto gli occhi di tutti come attualmente il mondo si trova ancora in una condizione culturale molto arretrata in cui continuano a esserci persone malviste o discriminane in maniera plateale come in maniera occulta.

LA DIVERSITÀ COME RISORSA. Il mondo è popolato da miliardi di persone, ognuna con una sua combinazione di peculiarità che la rende un soggetto unico, con limiti da accettare o da superare e risorse da sfruttare mettendole a disposizione di sé con obiettivi individuali e degli altri con l’obiettivo collettivo di rendere il nostro pianeta migliore, ovvero più salutare e più pacifico possibile. In tal senso ognuno può avere un ruolo che è complementare rispetto a quello delle altre persone, e anche la coesistenza sulla terra di individui di due sessi, ognuno con la rispettive attitudini prevalenti maschili o femminili, rappresentate in ogni persona in misura diversa, risponde a questa complementarietà, sia a livello generale, ovvero di contributo per l’evoluzione culturale di tutta l’umanità, sia a livello di singole relazioni o di singole coppie uomo-donna, all’interno delle quali lui e lei partecipano ognuno al percorso della controparte. In questo contesto è imperativo che uomini e donne riconoscano e accettino sia il proprio ruolo, onorandolo, sia il ruolo della controparte, incoraggiandolo, integrandosi e completandosi a vicenda, senza il minimo accenno di mancanza di rispetto, pena una grave interferenza sia nel percorso evolutivo di tutta la specie, sia nel percorso che ogni essere umano compie nella sua vita.

LA DISCRIMINAZIONE UTILE. Quindi secondo me la festa della donna andrebbe interpretata come una ricorrenza che ci ricorda non solo che i nostri tratti genetici non possono e non devono essere motivo di discriminazione, ma anche che è giusto essere diversi, che qualsiasi diversità è una ricchezza, e, piuttosto che limitarsi a guardare con sdegno gli episodi razzisti di qualsiasi tipo che purtroppo non smettono di essere presenti nei notiziari come nelle vite di molte persone o i maltrattamenti familiari che da sempre compaiono nella cronaca, ognuno dovrebbe prima di tutto guardare se stesso, il proprio ruolo rispetto agli altri e le proprie responsabilità nell’attuale livello culturale, ma poi anche riservare, laddove possibile, una sana e severa discriminazione a chi piuttosto che contribuire a migliorare la salute e la pace del mondo, della collettività e delle singole persone si preoccupa del benessere, del prestigio o della crescita propria o di una singola categoria di appartenenza a scapito di altre persone o di altri gruppi di persone.

>Le uniche discriminazioni utili e logicamente legittime sono quelle rivolte a chi piuttosto che contribuire alla salute e alla pace individuali e collettive le ostacola egoisticamente<

Gian Franco Dettori – gi08mar2018

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