Definizione di stress
Le terapie antistress solitamente funzionano quando isolano la persona dalle interazioni con l’ambiente esterno, dandole la possibilità di recuperare le energie fisiche, psicologiche e nervose per ripartire. Un modo alternativo di far fronte allo stress è rafforzare la persona, dandole la possibilità di sopportare più facilmente gli stessi stress che altrimenti l’avrebbero fatta stare male e a volte anche ammalare.
Definizione di stress
Il significato che si dà solitamente alla parola “stress” è diverso dal significato letterale e medico del termine. A questo proposito riportiamo la definizione che ne dà l’enciclopedia Treccani:
Il termine inglese stress, che significa propriamente “sforzo” (dal francese antico estrece, “strettezza, oppressione”, derivato del latino strictus, “stretto”) al contempo indica, nell’uso corrente, tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto, la situazione che ne costituiscono la causa. Nel linguaggio medico designa invece la risposta funzionale con la quale l’organismo reagisce a uno stimolo, più o meno violento, di qualsiasi natura (microbica, tossica, traumatica, termica, emozionale ecc.).
Distinzioni dello stress
Per capire il rapporto tra lo stress e la salute sono necessarie delle precisazioni che ci fanno capire quando lo stress ha un valore positivo immediato rispetto a quanto ci comporta dei costi immediati e nel medio-lungo termine.
In base a una doppia distinzione secondo cui lo stress può essere acuto o cronico, e il solo stress acuto può essere favorevole, cioè positivo, o sfavorevole, cioè negativo, possiamo riconoscere tre tipi di stress: stress acuto favorevole, stress acuto sfavorevole, stress cronico, dove lo stress cronico è sempre sfavorevole, per la salute fisica come per quella psicologica. La controparte positiva dello stress cronico è il benessere, che fisicamente si esprime come salute e psicologicamente come serenità. Per capire meglio questa distinzione si immagini un barista, che può fare il suo lavoro volentieri o meno.
Un barista che dovesse fare volentieri il suo lavoro, anche quando lavora molto per molte ore e si stanca, fisicamente è molto efficiente, da un punto di vista psicologico è gratificato e alla fine del turno è esausto ma contento. Se invece non lo fa volentieri sta male, fisicamente e psicologicamente, ma solitamente non si ammala.
Questi due casi sono esempi di stress acuto positivo e stress acuto negativo. Per capire il rapporto tra stress e malattia è necessario ricorrere al concetto di stress cronico, che compare quando una persona va incontro a uno stress acuto negativo per vari giorni consecutivi, senza la possibilità per il barista di smaltire il costo biologico cerebrale tra un turno e l’altro, di modo tale che dal cervello il logorio si ripercuote sulla salute psicologia e fisica della persona stressata. Lo stress cronico può comparire anche a seguito di ripetuto stress acuti positivi, ma richiede tempi più lunghi. Così, mentre in caso di stress acuto positivo si accumula un costo biologico che porta a uno stress cronico in tempi relativamente lunghi, con stress acuti negativi ripetuti i tempi di comparsa dello stress cronico sono più brevi.