Nel 2007, insieme al primo master in Ottimizzazione Neuro Psico Fisica e CRM terapia, ho iniziato la scuola di specializzazione quadriennale in Psicoterapia Breve Strategica, e alla ricerca di un argomento per la tesi, dopo aver letto i libri del professor Giorgio Nardone, quasi tutti quelli di Paul Watzlawick e alcuni su Milton Erickson, ho costruito uno schema su quello che Giorgio Nardone ha indicato come Sistema Percettivo Reattivo, con intorno altri elementi da cui dipendeva e che dipendevano dallo stesso sistema. Poi l’idea di presentare questo schema alla tesi è scemata, ma credo che i rapporti tra i vari elementi che contiene siano in parte validi. Ho costruito questo schema nel 2009 e lo avrei potuto presentare nella tesi di specializzazione in Psicoterapia Breve Strategica, con tutti gli esempi clinici necessari per supportare quello che vi compare e con le fonti bibliografiche da cui ho attinto, la più importante delle quali è un libro su Milton Erickson scritto da Gordon e Meyers-Anderson, il cui titolo è “La psicoterapia ericksoniana”, traduzione del titolo inglese “Phoenix”. Oltre a questo libro ovviamente mi sono avvalso delle descrizioni che compaiono nei libri di professor Giorgio Nardone. Al centro di tutto c’è il Sistema Percettivo Reattivo (SPR), che ha due componenti, quella percettiva e quella reattiva. La percezione dipende da una certa esperienza che viviamo, la quale esperienza attiva nel nostro cervello dei percorsi nervosi che dipendono dalle nostre conoscenze e da esperienze precedenti simili a quella in corso. In base al modo con cui l’esperienza condiziona il nostro modo di percepire la stessa noi automaticamente la interpretiamo, dandole un significato, e da realtà oggettiva o di primo ordine, anche in base alla nostra immagine del mondo la trasformiamo in realtà soggettiva, di secondo ordine. Mentre l’esperienza di per sé non è né positiva né negativa, né bella né brutta, né piacevole né spiacevole, il modo con cui noi la interpretiamo le dà un significato ben preciso, un significato che è depositato nella realtà di secondo ordine. La realtà di secondo ordine a sua volta determina e corregge continuamente la nostra immagine del mondo da cui dipende questa stessa realtà, perché le esperienze che viviamo soggettivamente condizionano automaticamente il nostro modo di viverle quando si dovessero ripresentare, anche in virtù delle nostre aspettative consapevoli che evidentemente partono da esperienze pregresse. Tra il versante percettivo e il versante reattivo del Sistema Percettivo Reattivo ci sono tre frecce, che rappresentano la prima i modelli di comportamento acquisiti, da cui dipendono le reazioni spontanee, la seconda i programmi di sopravvivenza congeniti ma anche acquisiti, responsabili delle reazioni istintive, e la terza la volontà, che in questa accezione determina le reazioni razionali. Le reazioni sono rivolte sia verso l’interno, in una maniera prevalentemente automatica, sia verso l’esterno, questa volta in una maniera più o meno controllabile dai modelli di comportamento o dalla volontà a seconda di quanto una persona ha la forza di scegliere liberamente cosa fare o non fare. I comportamenti comprendono le tentate soluzioni con cui affrontiamo i problemi e determinano le nostre relazioni, con noi stessi, con gli altri e con il mondo, delle relazioni che danno delle esperienze che da un lato attivano certe percezioni, e dall’altro lato sono delle realtà di primo ordine che devono essere interpretate da queste stesse percezioni, da cui le realtà di secondo ordine. Ora, tutti i problemi di pertinenza psicologica sono il frutto del malfunzionamento del nostro Sistema Percettivo Reattivo, a volte della immagine del mondo che abbiamo maturato o costruito nel corso degli anni, e si trovano nelle realtà di secondo ordine che generiamo automaticamente o nel modo con cui reagiamo a queste realtà soggettive. Infatti una stessa esperienza, quindi una stessa realtà di primo ordine, può essere vista come problematica o meno, e uno stesso problema depositato nella realtà di secondo ordine può suscitare delle reazioni più o meno disfunzionali: interpretazione e reazione sarebbero pertanto i due ruoli che il Sistema Percettivo Reattivo ricoprirebbe nella genesi dei problemi psicologici o comportamentali delle persone. Quindi il bersaglio di un intervento finalizzato al ridimensionamento o all’estinzione dei problemi può essere l’interpretazione che si dà a una realtà di primo ordine, la cui correzione può eliminare già il problema che sta a valle, oppure si può lasciare immutata la realtà di secondo ordine problematica e intervenire sul modo di reagire a essa, con l’obiettivo di generare delle esperienze emozionali correttive che a livello cerebrale attiverebbero altri percorsi nervosi da cui avrebbero origine delle interpretazioni diverse della stessa realtà, che da problematica può diventare innocua. Alla luce di molte letture che ho fatto dopo la costruzione di questo schema i percorsi effettivi sono diversi da quelli che ho descritto sommariamente qui, in particolare per il coinvolgimento del corpo nella percezione, ma i collegamenti con tra gli elementi che vi compaiono sono stati confermati. A questo riguardo è più completo lo schema che ho disegnato nel 2012, l’ultimo che compare in questo elenco.