DOMINARE E GESTIRE L’APPARENZA
maturità, rigore, apertura, realismo ma soprattutto intelligenza

di Gian Franco Dettori

Siccome non mi sembra il caso di riprendere tutto il discorso sull’apparenza e sulle sue quattro componenti, come ho fatto nei pezzi n. 8 e n. 9, per premettere la comprensione di questo pezzo senza la conoscenza dei precedenti qui dedicherò a quello che ho già scritto poche righe, per poi passare subito ai quattro modi razionali con cui ciascuna componente dell’apparenza può essere dominata con la ragione – nella seconda parte del pezzo spiegherò che la ragione non coincide con la consapevolezza, che invece per motivazioni funzionali a volte accetta aspetti di irrazionalità, passando da una dominanza che può essere limitante a una gestione che invece è funzionale per se stessi, per una o più altre persone o per la collettività, anche se questo non succede sempre

Mentre al di fuori di Pan, a prescindere da una sua percezione, c’è l’essenza della realtà oggettiva, da ciò che egli percepisce in maniera incerta e incompleta e che da ciò che interpreta derivano le rappresentazioni mentali imprecise e approssimative dell’apparenza, nelle sue varianti percettiva, fatta di contenuti, e interpretativa, fatta di significati. In maniera automatica Pan (1) si fida di una parte dell’apparenza, senza pretendere che sia assolutamente corretta (apparenza affidabile, basata sulla fiducia), (2) giudica un’altra parte come assolutamente certa, aspettandosi che la accettino anche altre persone (apparenza accertata, basata sulla certezza), (3) per certi aspetti dell’apparenza non prende posizione (apparenza incerta, basata sull’incertezza) e (4) altri aspetti li esclude e li nega considerandoli ingannevoli e quindi falsi (apparenza ingannevole o negata, basata sulla negazione). La difficoltà a distinguere chiaramente queste quattro componenti è un ulteriore motivo che rende dell’apparenza nel suo complesso ingannevole.
Ciascuna delle quattro componenti (affidabile, accertata, incerta e negata) può essere frutto di errori, sia quando le loro destinazioni non sono riconosciute correttamente, ma soprattutto quando sono esagerate impropriamente, determinando rispettivamente quadri di (1) ingenuità (eccesso immotivato di fiducia), (2) arroganza (eccesso irrazionale di certezza), (3) indifferenza (eccesso irresponsabile di incertezza) e (4) ottusità (eccesso insostenibile di negazione), facendo sì che Pan subisca il suo rapporto con l’apparenza.
Accanto ai modi irrazionali di porsi nei confronti dell’apparenza ci sono anche i corrispondenti modi razionali: (1) la maturità gli permette di riconoscere intuitivamente e di confermare razionalmente le parti dell’apparenza che meritano fiducia e che pertanto vanno prese per buone, con un grado di prudenza proporzionato alla fiducia che è stata necessaria, il tutto ovviamente con la giusta dose di umiltà senza la quale egli avrebbe torto; (2) in virtù di un rigore molto selettivo riserva a parti molto limitate dell’apparenza, quelle che non lasciano spazio ad alcun dubbio, il privilegio a diventare parte integrante della verità, potendola confermare, correggere, negare, arricchire o creare; (3) laddove i dati dovessero essere insufficienti entra in gioco l’apertura, che prevede la sospensione del giudizio in attesa che sopraggiungano dati che rendano le conoscenze o le interpretazioni più complete; (4) il riconoscimento immediato o differito di ciò che è sicuramente falso e quindi potenzialmente ingannevole richiede infine una negazione che è alla base del realismo.


1 – Apparenza => Rappresentazione mentale imprecisa e approssimativa della realtà percepita (apparenza percettiva) e delle interpretazioni che le vengono date (apparenza interpretativa), con un rapporto tra realtà esterna e rappresentazioni mentali interne che non è di coincidenza ma di corrispondenza – nell’apparenza sono state riconosciute quattro componenti che possono essere subite irrazionalmente, quindi fonte di errori, quando sono rappresentate eccessivamente, o dominate razionalmente, quando sono riconosciute con chiarezza – 1 – apparenza affidabile, che subita esprime ingenuità, dominata maturità – 2 – apparenza accertata, che può essere subita attraverso l’arroganza e dominata con il rigore – 3 – apparenza incerta, che può esitare in indifferenza o in apertura a seconda che sia subita o dominata – 4 – apparenza ingannevole o negata, che conduce all’ottusità se gestita e al realismo se dominata.
2 – Maturità => Attribuzione intuitiva confermata razionalmente delle parti dell’apparenza che meritano di essere considerate vere, sia pur con un grado più o meno significativo di prudenza, quindi senza la pretesa che siano accettate dalle altre persone.
3 – Rigore => Operazione con cui alcune parti dell’apparenza vengono integrate della propria concezione personale della verità assoluta, per cui la verità precedente è confermata, corretta, negata, arricchita o creata.
4 – Apertura => Sospensione del giudizio circa la natura prudentemente affidabile, assolutamente certa o sicuramente ingannevole dei vari aspetti dell’apparenza, in attesa di disporre di informazioni più complete di ciò che è stato percepito o interpretato.
5 – Realismo => Netta esclusione di alcuni aspetti dell’apparenza in quanto in contraddizione o incoerenti rispetto a certezze o più raramente a opinioni cui non si è disposti a rinunciare.


La destinazione prioritaria dell’apparenza è l’opinione e il trasferimento dei contenuti e delle interpretazioni in questa direzione richiede una maturità che tra l’altro contempli l’umiltà di riconoscere in essa una soggettività e per la quale altre opinioni alternative non vanno escluse e scartate – raramente l’apparenza merita di andare a far parte della verità, il che è reso possibile da un rigore molto selettivo – il riconoscimento dell’incompletezza dei contenuti e delle possibili interpretazioni si esprime con un’apertura che trattiene Pan dal prendere una posizione in merito – l’esclusione delle parti dell’apparenza divergenti rispetto ad alcune certezze indiscutibili o ad alcuni opinioni ampiamente motivate e ben consolidate è dettata del realismo.


Una rigida osservazione delle quattro regole appena descritte, cioè (1) maturità (2) rigore, (3) apertura e (4) realismo, unita all’evitamento delle trappole rappresentate da (1) ingenuità, (2) arroganza, (3) indifferenza e (4) ottusità, dovrebbe garantire a Pan una dominanza esemplare dell’apparenza, il che in alcuni contesti dà sicuramente dei vantaggi ma in altri può implicare delle limitazioni rispetto ai propri obiettivi. Un modo di ragionare di questo tipo infatti, pur essendo non solo scientificamente ma anche moralmente, o meglio moralisticamente impeccabile, nella vita relazionale può negare una libertà che a volte è utile per sé, per altre persone e per la collettività, altre volte per sé e per altre persone ma non per la collettività, e altre volte ancora è utile solo per sé stessi. Ne deriva che, ai fini di una gestione ottimale dell’apparenza, può essere necessario violare le suddette regole razionali e concedersi, consapevolmente o meno, di cadere in una o più delle trappole riportate sopra, il che richiede di sostituire alla rigidità della ragione un uso elastico dell’intelligenza, che consente di contestualizzare la valutazione dell’apparenza rispetto agli obiettivi e quindi ai vantaggi propri, altrui e della collettività.
Rispetto alla sottomissione e alla dominanza dell’apparenza, la sua gestione non prevede quattro componenti ma tre: (1) percezione e interpretazione con implicazioni convenienti (2) percezione e interpretazione con implicazione sconvenienti (3) percezione e interpretazione con implicazioni incerte. La gestione dell’apparenza prevede così che Pan associ, immediatamente o dopo una riflessione, quali sono le percezioni, ma soprattutto le interpretazioni più convenienti, a prescindere dalla loro effettiva esattezza e validità. Questo porta Pan a chiudere elasticamente un occhio, a volte tutti e due, di fronte alla verità assoluta o probabile, che anzi talvolta possono essere anche trascurate o addirittura negate a tutto vantaggio dell’utilità, una utilità le cui implicazioni sono considerate solo o soprattutto positive.
Così intesa, la gestione dell’apparenza è espressione di una consapevolezza che, trascurando le fredde argomentazioni razionali, considera come criterio prioritario non la verità assoluta reale o solo presunta, ma una funzionalità relativa che spinge Pan a sacrificare la verità in vista di un benessere più o meno significativo che a volte è sia individuale che collettivo, ma altre volte, ahimè, solo o soprattutto individuale, a scapito di altre singole persone o di una collettività che risente di una gestione in questo caso egoistica.


6 – Gestione => Riferita all’apparenza, la gestione, in contrapposizione alla dominanza che impone il rispetto di rigide regole razionali a prescindere dalle loro implicazioni che possono essere anche disfunzionali e quindi svantaggiose, prevede che Pan si conceda di infrangere una o più di queste regole preferendo optare, consapevolmente o meno, per una o più trappole irrazionali.
7 – Intelligenza => Adattamento del proprio pensiero prima e del proprio comportamento poi alle circostanze correnti o previste, di modo tale da aumentare la probabilità di raggiungere i risultati desiderati a prescindere dalla loro razionalità.
8 – Consapevolezza => Contestualizzazione delle proprie percezioni e delle interpretazioni associate rispetto a obiettivi e quindi a vantaggi non necessariamente allineati alla razionalità, obiettivi e vantaggi che sono considerati più importanti del rispetto di regole razionali che invece possono essere viste come limitanti della propria libertà.
9 – Funzionalità => Riconoscimento della priorità alle implicazioni delle proprie percezioni e delle proprie interpretazioni rispetto alla rigidità imposta loro dalla ragione, per cui viene considerato corretto non ciò che lo è secondo criteri rigidamente razionali ma ciò che lo è secondo i risultati previsti dall’intelligenza – più spesso la rigidità della ragione e la funzionalità dell’intelligenza coincidono, ma a volte no, e in questi casi occorre scegliere se anteporre una verità limitante e talvolta inopportuna o una funzionalità più elastica.
10 – Benessere => Risultato materiale o immateriale cui dovrebbe tendere una gestione intelligente, consapevole e funzionale delle proprie percezioni e delle interpretazioni corrispondenti, un benessere che può essere completo e consapevole, cioè riferito sia a sé stessi, sia alle altre persone, sia alla collettività, o incompleto e illusorio, quando è riferito prioritariamente a sé stessi a scapito di altre persone o della collettività.


Mentre l’osservazione rigida delle regole razionali di percezione e interpretazione dell’apparenza (fiducia matura, certezza rigorosa, incertezza aperta e negazione realistica), unita all’evitamento delle trappole irrazionali (fiducia ingenua, certezza arrogante, incertezza indifferente e negazione ottusa), favorisce la dominanza dell’apparenza, la sua gestione richiede di sorvolare su questa rigidità avvalendosi di una intelligenza adattativa che parte dalla consapevolezza che il raggiungimento di certi obiettivi trova nell’eccesso di rigidità e di moralizzazione degli ostacoli fortemente limitanti – in tal modo la gestione privilegia la funzionalità alla verità, in vista di un benessere che può essere proprio, altrui e collettivo, proprio e altrui ma non collettivo o solo proprio, quindi a scapito di altre persone e della collettività, secondo un approccio egoistico che tende a isolare piuttosto che a integrare la persona.